LA NUTRIGENETICA E LA DIETA DEL DNA

LA NUTRIGENETICA E LA DIETA DEL DNA

Alcune persone possono tranquillamente ingurgitare un pasto a base di lardo, uova, prosciutto e formaggio e non mostrare alcun aumento nel livello di colesterolo, altri potrebbero mangiare grandi quantità di cioccolato senza aumentare minimamente di peso.

Infine ci sono quelli che solo a guardare un cornetto ingrassano e devono correre ai ripari per mantenere dei valori del sangue nella norma.

E queste differenze non sono dovute unicamente allo stile di vita, poiché conosco sportivi che fanno jogging ogni giorno e curano all’inverosimile la loro dieta che hanno livelli di colesterolo più alti di quelli di coetanei che da anni si dimostrano notevoli esemplari da divano con un particolare talento nel fagocitare immani quantità di cibo-spazzatura.

Qual è allora il segreto di questi soggetti, se pur non curando per nulla il proprio corpo sono in grado di restare in forma e perfettamente in salute?

Negli ultimi anni la nutrigenetica si è riproposta di affrontare anche questa domanda, poiché la risposta potrebbe risiedere proprio nei nostri geni.

Sia chiaro che non si tratta di un rapporto unilaterale ed univoco: ovvero se si possiede un dato gene si è inevitabilmente destinati all’obesità o al diabete, viceversa se si possiede una variante genetica favorevole si può mangiare tutto quello che si vuole senza subirne le conseguenze. Ma piuttosto di un’influenza di tipo poligenetico sulla capacità di ognuno di assimilare determinati principi nutritivi, della tendenza a ridurre la massa corporea con l’allenamento o con la dieta, di risentire più dell’assunzione di grassi o di carboidrati.

Osservando numerosi casi sembra evidente che ogni individuo risponda in modo differente ad una determinata dieta, e sembra quindi opportuno indagare il patrimonio genetico alla ricerca di quelle strategie in grado di ottimizzarla per il raggiungimento dei risultati sperati.

Tale processo deve essere effettuato da un professionista della nutrizione il quale, oltre ad effettuare al cliente l’esame del DNA per interrogarne i geni, deve tenere conto della sua storia familiare e dell’anamnesi personale, dei suoi obbiettivi ed della sua predisposizione a seguire un determinato regime alimentare e di attività fisica.

È un processo delicato ed il paziente deve essere accuratamente consigliato e seguito affinché la personalizzazione risulti efficace. Notoriamente le diete fai-da-te o che non considerano in modo appropriato tutti i numerosi fattori in gioco rischiano di essere controproducenti o addirittura dannose, motivo per cui l’interrogazione dei geni senza la mediazione di un esperto sarebbe futile o nociva, soprattutto se sopraggiungono delle intolleranze ad alcuni alimenti, delle sensibilità, o sono presenti patologie pregresse.

Recenti studi hanno dimostrato come questo approccio, ovvero una dieta personalizzata e basata sulla nutrigenetica con l’ausilio di un professionista, sia più efficace di una generica dieta ipocalorica ed a basso contenuto di grassi.

Un esempio interessante è quello riportato da uno studio effettuato nel 2007 ad Atene su un gruppo di soggetti obesi che avevano già mostrato difficoltà nel perdere peso. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: a parità di esercizio fisico e cercando di uniformare le caratteristiche biologiche individuali (età, peso, ecc.), ad un gruppo è stata prescritta una dieta mediterranea ipocalorica classica, mentre al secondo una dieta personalizzata e basata sui principi della nutrigenetica. Ad inizio studio una buona parte dei soggetti presentava elevati livelli di glucosio nel sangue, riconducibili ad una condizione pre-diabetica: dopo tre mesi ben il 57% dei soggetti che seguiva la dieta del DNA è riuscito a riportare il sangue a valori di glucosio normali, contro il 25% dei soggetti del primo gruppo che seguiva la dieta classica. La perdita di peso nell’arco di 3-6 mesi è stata uguale, ma nel lungo termine il gruppo nutrigenetico aveva raggiunto risultati notevolmente migliori. E dopo un anno ben il 73% del secondo gruppo era riuscito a mantenere il peso raggiunto contro il 32% del gruppo che seguiva la dieta classica.

Questo test ha dimostrato che con la nutrigenetica si riescono ad avere significativi miglioramenti nel livello di colesterolo, omocisteina e glucosio nel sangue e che sul lungo termine porta ad un migliore controllo del peso, correlato probabilmente anche alla maggior motivazione da parte dei soggetti a seguire una dieta costruita appositamente per loro e su misura.

Il DNA è ciò che stabilisce non chi siamo, ma chi possiamo essere. Se sappiamo che per via del nostro patrimonio genetico abbiamo una scarsa produzione di colina, abbiamo anche la possibilità di compensare tale deficit integrando la nostra alimentazione ed aumentando il nostro consumo di uova ed altri cibi ricchi di questo nutriente. Se il nostro organismo non è geneticamente propenso a produrre l’enzimametilene-tetraidrofolato-reduttasi, possiamo compensare assumendo una quantità maggiore di alimenti contenenti acido folico, prevenendo così la comparsa di problemi cardiovascolari ad esso collegati.

Ma senza la conoscenza di ciò che il nostro corpo può e non può fare, siamo impotenti ed a rischio di sviluppare sul lungo termine numerose problematiche correlate all’alimentazione.



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