MICROBIOTA, DIETA E DEPRESSIONE

MICROBIOTA, DIETA E DEPRESSIONE

I disordini relativi alla salute mentale sono una delle maggiori cause di disabilità a livello mondiale: basti pensare alla depressione che si ritiene colpisca circa 350 milioni di persone. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, la depressione è la seconda causa di malattie croniche, come le malattie cardiovascolari. In Europa e nel nord America, tali malattie colpiscono tra il 10 e il 20% della popolazione, con un’incidenza due volte più alta nelle donne rispetto agli uomini.  In Cina, i casi di depressione tra le persone più anziane si stima siano fra il 4% e il 26,5%.

Recentemente, diversi studi hanno messo in relazione il microbiota con l’insorgenza di tali malattie. Il microbiota, infatti, fa parte di un asse di comunicazione bidirezionale che viene definito asse intestino-cervello (o MGBA), e influenza quindi le funzioni cognitive e l’umore attraverso meccanismi neurali, metabolici e ormonali.

Quindi, per capire il ruolo del microbiota intestinale nell’insorgenza di malattie legate alla salute mentale bisogna prima stabilire la relazione tra intestino e cervello. Questi due organi comunicano attraverso un complesso sistema bidirezionale regolato e coordinato dalla cooperazione di vie di segnalazione neurali, ormonali, metaboliche e immunitarie. A livello neurale, il sistema nervoso autonomo ha come connessione primaria tra il sistema nervoso centrale (o SNC) e l’intestino, il nervo vago. Grazie a questa connessione, il cervello riceve informazioni sull’intestino, e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (o HPA) regola la risposta allo stress tramite la secrezione di differenti ormoni, principalmente cortisolo. In ritorno, il sistema nervoso enterico, presente nell’intestino e composto da una grande quantità di network neurali condivide informazioni con il SNC e usano il nervo vago come via di comunicazione. Questa relazione fa sì che, i modulatori del sistema immunitario, come le citochine, regolano anche le funzioni cellulari, e possono alterare la segnalazione del nervo vago e modificare la sintesi di neurotrasmettitori dell’ENS. Il GM (gut microbiote) produce metaboliti che agiscono come neuromodulatori che modulano le emozioni. Le ultime scoperte indicano che situazioni di disbiosi, possono contribuire alla riduzione di monoamine, come dopamina e serotonina, avendo un ruolo nell’insorgenza della depressione.

La diminuzione di questi composti è uno dei fattori di rischio responsabile dello sviluppo di depressione

La dopamina è il neurotrasmettitore più abbondante nel cervello. Il 50% percento della dopamina è sintetizzato nell’intestino ad opera di batteri come lo Staphylococcus. L’importanza della dopamina è dovuta al fatto che regola l’anedonia, una dei principali sintomi della depressione.

La sintesi della serotonina è dovuta a due geni differenti TPH1 e TPH2, espressi rispettivamente in cellule eterocromaffini dell’intestinoe nel plesso mienterico. Bassi livelli di serotonina portano ad una riduzione della produzione di melatonina, responsabile della regolazione del ritmo circadiano e del sonno, che si è visto diminuire in persone depresse. Un’alterazione del microbiota può portare alla degradazione di triptofano assunto con la dieta, limitandone la disponibilità e causando una riduzione dei livelli di serotonina.

Visto che una dieta non corretta può essere associata a stati d’infiammazione, stress ossidativo, neuroplasticità e ad alterazione della flora intestinale, tutti fattori potenzialmente coinvolti nell’insorgenza di depressione, non stupisce che vi sia un crescente interesse nei confronti della relazione tra dieta, microbiota e salute mentale.

La relazione fra alimentazione e microbioma è molto stretta, si è osservato ad esempio che una dieta mediterranea riduce il numero di batteri patogeni/infiammatori come E.coli, e aumenta i batteri benefici come Bifidobacteria, Clostridium e Faecalibacterium, o che una dieta caratterizzata da un elevato consumo di cibi super lavorati e junk food porta ad una riduzione di Lactobacilli. O ancora: una dieta con un alto contenuto di grassi e basso contenuto in carboidrati, diminuisce il numero totale di batteri.

Un elevato consumo di grassi, inoltre, interferisce con la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale nello sviluppo della depressione; al contrario delle proteine che lo favoriscono. Pertanto, è stato ipotizzato che una dieta ricca in grassi possa avere un ruolo nell’insorgenza di disordini relativi all’umore. Studi recenti hanno persino mostrato che il consumo di cibi molto grassi può causare repentini cambi di umore transitori, probabilmente tramite segnali inviati proprio dalla flora intestinale al cervello.

Sono stati condotti studi anche sul consumo di pesce e in relazione alla salute mentale: i risultati sono contrastanti, ma parrebbe esserci una correlazione con l’apporto di omega-3.

Questo prezioso elemento, presente in alte concentrazioni nei pesci come salmone, sardine, sgombro, sembrerebbe presentare effetti benefici per la salute riducendo il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari, aumentando la neuroplasticità e proteggendo dai danni neurali.

Un basso apporto di omega-3 invece favorisce stati d’infiammazione intestinali, che possono aumentare a loro volta il rischio d’insorgenza di stati depressivi. Dal punto di vista del microbiota, diete con un alto contenuto di omega 6 rispetto all’omega 3, causano un aumento dei batteri Firmicutes, rispetto ai Bacteroidetes. Al contrario, un bilanciato apporto di omega 3 è stato correlato ad una maggiore concentrazione di batteri benefici quali Bifidobacteriume Lactobacillus, e ad un migliore equilibrio tra Bifidobacterium e Enterobacteria.

Anche una carenza in micronutrienti può influenzare la composizione e la funzionalità del microbiota intestinale: il ferro, ad esempio, è un nutriente indispensabile per molti batteri ma un eccesso di questo elemento può causare un aumento della concentrazione di batteri patogeni e l’insorgenza di stati infiammatori nell’intestino, mentre una sua carenza può comportare un aumento di Lactobacilli, che non necessitano del ferro. In conclusione, l’ampia diffusione dei disturbi legati alla salute mentale a livello globale e la crescente comprensione della relazione tra microbiota intestinale e salute mentale aprono nuove prospettive nella ricerca e nell’approccio terapeutico a tali disturbi. Il microbiota intestinale, quindi, emerge come un attore influente nella modulazione delle emozioni e nella predisposizione ai disturbi mentali, in particolare la depressione. Le disbiosi, o squilibri nella composizione del microbiota, possono contribuire alla riduzione di importanti neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina, fattori chiave nello sviluppo della depressione.



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