OLIO DI PALMA: TRA MITO E REALTA’

OLIO DI PALMA: TRA MITO E REALTA’

Negli ultimi anni si è visto un crescente interesse da parte della popolazione nei confronti di una corretta alimentazione e del ruolo che gioca sulla salute delle persone. Tra gli argomenti di maggiore discussione ci sono i grassi e la loro importanza in una dieta bilanciata.

I grassi, infatti, rappresentano uno dei macronutrienti essenziali per la dieta umana e sono assunti principalmente sottoforma di oli vegetali.

Tra gli oli più usati nell’industria alimentari vi è l’olio di Palma. Quest’ultimo è un olio vegetale che deriva dalla pianta Elaeis Guineensis, comunemente nota come palma da olio, originaria dell’Africa Occidentale e che si sta diffondendo anche nelle Aree tropicali d’America e del Sud est Asiatico. Questo olio è ricco in acidi grassi saturi, che costituiscono circa il 50% della composizione lipidica dell’alimento. Il più rappresentato tra gli acidi grassi è l’acido palmitico. (Tab 1).

L’olio di palma è costituito da una frazione liquida (65%-75%) e da una solida (30-35%). Queste due diverse frazioni sono usate in maniera diversa nell’industria alimentare: la frazione liquida viene usata negli oli da frittura (per via del suo elevato punto di fumo, 230°) e nella margarina; la frazione solida, invece, viene usato come sostituto del Burro in India. Inoltre, l’olio di palma si può trovare in numerosi alimenti: prodotti da forno, torte candite, analoghi del formaggio, patatine, cioccolato, dolci, biscotti, olio da cucina, crepes, ciambelle, piatti surgelati (pancake, torte, pizza, patate), grassi per frittura industriale, per gelati, pasta istantanea, fiocchi d’avena, margarine, popcorn, creme vegetali, burro di arachidi, condimenti per insalata, snack, zuppe, integratori/vitamine, burro chiarificato vegetale.

Tuttavia, a causa del suo elevato tenore in acidi grassi saturi, l’olio di palma è spesso associato a numerose malattie come l’obesità, malattie cardiovascolari (CVD) e tumori, il suo utilizzo in ambito alimentare è stato messo sotto la lente d’ingrandimento.  

Obesità e Diabete Mellito di tipo 2

L’obesità è una malattia metabolica caratterizzata da un eccesso di tessuto adiposo derivato da un accumulo di energia negli adipociti. L’obesità ha raggiunto proporzioni pandemiche a livello globale: circa 2 miliardi di adulti e 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sono obesi. Questo ha portato ad un aumento della mortalità e morbosità associata a malattie correlate all’obesità, quali: Diabete mellito di tipo 2, CVD, iperlipidemia e ipertensione.

Malattie Cardiovascolari

Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte a livello mondiale. Nel 1950, Toshima et al hanno dimostrato come vi sia una correlazione tra diete ad alto contenuto in acidi grassi saturi e malattia cardiovascolari. Dato l’elevato tenore in acidi grassi saturi dell’olio di palma, non si fatica a comprendere il motivo per il quale è stato così tanto demonizzato.

Tumori

Da decenni, l’elevato consumo di grassi è associato all’aumento del rischio dell’insorgenza di tumori come il tumore al seno, alla prostata e colon rettale. A partire da queste evidenze, è stato postulato che una dieta ad alto consumo di grassi (>25%), aumenta le probabilità d’insorgenza di tumori, rispetto a diete a basso tenore di grassi (<20%).

Il problema principale risiede nel palmitato, l’acido grasso più presente nell’olio di palma.  Secondo uno studio dell’università di Pisa e di Padova, il palmitato amplifica l’espressione di p66Shc, una proteina in grado di indurre apoptosi nelle cellule beta del pancreas, meccanismo che può portare al diabete. Uno studio di Perrault del 2014 mostra come un elevato consumo di acido palmitico porti ad un aumento dei livelli di sostanze infiammatorie quali citochine, galectina-3 e proteina C reattiva nel sangue. Stati di infiammazione causati da queste sostanze portano allo sviluppo di malattie degenerative quali aterosclerosi, diabete, tumori e decadimento cognitivo.

Tuttavia, non si può non considerare che, in media, una persona assume 22 gr al giorno di grassi saturi, ben oltre i limiti individuati dall’EFSA. Inoltre, bisogna considerare la sensibilità agli acidi grassi saturi può essere influenzata da fattori genetici. Infatti, uno studio condotto da Fisher et al nel 2001 ha dimostrato come persone che presentano la variante genetica rs2270188 del gene CAV 2 sono più suscettibili agli acidi grassi saturi e quindi all’insorgenza del diabete mellito di tipo 2. Inoltre, in uno studio condotto da Fattore et al nel 2013, l’olio di palma è stato confrontato con l’olio di soia, l’olio di oliva, l’olio di semi di girasole, ma non si è osservata alcuna variazione significativa della frazione lipidica.

Oltre alle problematiche relativa alla salute delle persone, esistono altri problemi che hanno portato alla demonizzazione di questo alimento, legati alla coltivazione e alla sostenibilità ambientale. Infatti, le coltivazioni di palma da olio usano ancora ad oggi Paraquat e DDT, pesticidi liposolubili che rimangono nel prodotto finale. Inoltre, le coltivazioni di palma da olio sono possibili solo nelle aree tropicali nelle quali la densità delle foreste è la più alta a livello mondiale. Questo ha portato sul banco il problema della deforestazione e distruzione di determinati habitat. Uno studio fatto per la prima volta nel 1999 e successivamente ricondotto nel 2015 ha mostrato come la richiesta di risorse associata alla produzione di olio di palma ha portato alla scomparsa di più di 100,000 esemplari di orangotango. Un documento stilato dalla comunità europea dal 2016 mette in evidenza come metà della deforestazione delle aree tropicali sia il risultato di attività agricole illegali dovute all’enorme richiesta di legna, carne e olio.

In conclusione, l’olio di palma nocivo non è di per sé, non più di altre fonti di acidi grassi saturi. Ma una dieta sbilanciata con un eccesso di questi acidi grassi può portare all’aumento del rischio di insorgenza di malattie croniche.

Tabella 1 Composizione Olio di Palma (Annamaria Mancini et al, 2015)



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