L’ALLERGIA AL NICHEL FRA DATI E INCERTEZZE

L’ALLERGIA AL NICHEL FRA DATI E INCERTEZZE

Il Nichel è un metallo particolarmente allergenico. Si stima che a seconda dei paesi, una percentuale fra il 4% ed il 13,1% della popolazione sia particolarmente sensibile a quest’elemento, con una diffusione maggiore fra le donne dove la percentuale sale ad una media del 10%. La frequente esposizione al Nichel causa inoltre una maggiore sensibilità: infatti il 27-38% dei parrucchieri, frequentemente a contatto con prodotti di cosmesi che ne contengono un’elevata quantità, diventano col tempo allergici al Nichel.

Esistono due forme di allergia:

  • La dermatite allergica da contatto che si manifesta con arrossamento della pelle, prurito, orticaria, dopo aver maneggiato monete, chiavi, gioielli, o aver indossato orecchini contenenti Nichel
  • L’allergia sistemica al Nichel che oltre a presentare sintomi cutanei può anche causare problemi gastointestinali, respiratori e neurologici

La seconda tipologia è particolarmente ostica da contrastare, poiché il Nichel è naturalmente contenuto in tutti gli alimenti, anche se in quantità più o meno elevata. La difficoltà nella diagnosi e nello studio di questa patologia deriva quindi dal fatto che è impossibile condurre una dieta completamente priva di Nichel, e la sensibilità varia moltissimo da soggetto a soggetto.

Tendenzialmente si suggerisce ai soggetti allergici di condurre una dieta povera di Nichel, ma anche questo consiglio non è semplice da seguire dato che non è possibile conoscere l’esatta quantità di questo metallo contenuta negli alimenti che ingeriamo. Non conoscendo la quantità di Nichel assunta, diviene impossibile anche misurare con esattezza la soglia di tolleranza dei soggetti allergici, e quindi stimare cosa possa significare condurre una “dieta povera di Nichel” che potrebbe effettivamente giovare al paziente.

La difficoltà nello stabilire la quantità dell’allergene presente negli alimenti è dovuta al fatto che è estremamente variabile. All’interno di frutta e verdura è fortemente influenzata dalla quantità contenuta nel terreno, dall’utilizzo di pesticidi e concimi sintetici, dalla vicinanza dell’area agricola a siti industriali, dalla presenza di rifiuti nelle zone limitrofe, ed alcuni studi hanno ipotizzato che persino la stagione di produzione dell’alimento possa giocare un ruolo rilevando che la concentrazione di Nichel aumenta durante la primavera e l’autunno e diminuisce in estate.

Generalmente la carne e le uova ne contengono una quantità minore rispetto a frutta e verdura. Così come il pesce ad eccezione del tonno, del salmone, dei frutti di mare, dello sgombro e delle aringhe. Ma anche questi valori sembrano essere troppo variabili per stilare una dieta univoca.

Analizzando numerosi studi sulla questione saltano subito all’occhio le contraddizioni fra una dieta suggerita e l’altra. C’è chi dice che le carote siano assolutamente da evitare, chi invece le inserisce nell’alimentazione a basso contenuto di Nichel; chi afferma che le pere siano vietate, chi invece le concede.

Riportiamo qui una tabella di confronto fra le varie fonti che hanno studiato approfonditamente l’argomento, per mostrarvi come sia impossibile dire “gli asparagi assolutamente no!”

Inoltre alcuni ritengono che vi siano altri fattori da tenere in considerazione, come ad esempio gli utensili utilizzati in cucina: non devono essere metallici in quanto durante le preparazioni potrebbero rilasciare Nichel.

L’utilizzo di acqua dal rubinetto: secondo alcuni andrebbe lasciata scorrere qualche minuto prima di berla dato che la permanenza nelle tubature (quindi a contatto con del metallo) ne aumenterebbe i livelli, ed andrebbe inoltre limitata l’ingestione a stomaco vuoto.

O la tipologia di conservazione dell’alimento: sarebbe da evitare lo scatolame, preferendo invece cibo preconfezionato conservato in vetro o plastica.

È evidente che a seguire tutti questi consigli chi è allergico dovrebbe vivere di albicocche ed acqua in bottiglia, e sarebbe davvero complesso.

Cerchiamo quindi di stilare una lista degli alimenti che sono mediamente considerati ad alto contenuto di Nichel dalla maggioranza degli studi effettuati, e sui quali tutti (o quasi) concordano.

Sono assolutamente da evitare:

  • Ceci
  • Cacao e cioccolato
  • Crostacei
  • Fagioli
  • Farina integrale
  • Frutta secca
  • Avena
  • Piselli
  • Frutti di mare
  • Pomodori
  • Liquirizia
  • Soia (in tutte le sue forme)
  • Spinaci
  • The
  • Cibo in scatola
  • Acqua del rubinetto
  • Vitamine contenenti Nichel
  • Lenticchie

Vi sono poi alcuni suggerimenti per ridurre il livello di assimilazione del Nichel da parte dell’organismo, come assumere vitamina C in concomitanza del pasto dato che sembra ridurre il livello di assorbimento. Sembra che anche condurre una dieta ricca di ferro possa aiutare, poiché è un inibitore competitivo, ovvero prende il posto del Nichel all’interno del nostro corpo.

Santucci nel suo studio ha inoltre osservato che un lento e graduale aumento nell’assunzione quotidiana di Nichel da parte di soggetti allergici può portare ad un innalzamento della soglia di tolleranza, rivelando la possibilità di un graduale adattamento alla sostanza. In particolare ad inizio studio l’88% dei soggetti da lui testati mostrava reazioni ad una quantità di Nichel pari a 1 mg, ma con un graduale incremento della dose quotidiana da 0,3 mg per un mese,innalzandola poi a 0,6 mg per un altro mese ed infine a 1, ha mostrato come a fine studio solo il 12% mostrava una reazione allergica. Ciò indicherebbe che un graduale aumento dell’esposizione potrebbe alzare la soglia di tolleranza al Nichel.

Tendenzialmente una dieta viene considerata ricca di Nichel se la quantità supera lo 0,55 mg, ma una piccola percentuale di soggetti sensibili reagisce anche ad un’alimentazione povera di Nichel. Il 30% dei soggetti osservati ha le prime manifestazioni allergologiche già con una quantità di 0,3 mg, mentre la maggioranza (il 70%) comincia a mostrarle con 0,4 mg di Nichel.

Ad oggi non sono ben chiare le cause che sottostanno a questa allergia, ma recenti studi hanno rilevato che potrebbe essere coinvolto il gene FLG responsabile della produzione della filaggrina. Quest’ultima è una proteina particolarmente importante per la pelle e per la sua funzione di barriera, infatti di fronte ad una scarsità di filaggrina si può presentare la dermatite atopica, l’asma, e la rinite allergica, ovvero alcuni dei sintomi più comuni dell’allergia al nichel.



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