ALIMENTAZIONE ED EMICRANIA

ALIMENTAZIONE ED EMICRANIA

La cefalea è un disturbo molto diffuso e con costi sociali molto elevati, sui cui meccanismi ci sono ancora molte incognite. È stato possibile classificare diversi tipi di cefalee tra cui l’emicrania, la cefalea tensiva e quella a grappolo. Per l’emicrania e la cefalea tensiva si ritiene possa esserci alla base un’alterazione del sistema dolorifico che predispone ad attacchi in concomitanza a stimoli di varia natura (ambientali, alimentari ed emotivi). 

Nel 20% degli individui soggetti a emicrania l’attacco è preceduto da un fenomeno noto come aura che consiste in disturbi della sensibilità, del linguaggio e più frequentemente di tipo visivo che si manifestano con la comparsa dei cosiddetti fosfeni, punti e macchie luminose, flash luminosi e cecità temporanea. 

Essi sembrano dovuti ad una modificazione della concentrazione di magnesio, il cui calo attiverebbe in modo improprio i neuroni. Non a caso il magnesio interviene nel controllo dell’eccitabilità nervosa e muscolare ma soprattutto agisce sui recettori della serotonina e sulla sintesi dell’ossido nitrico, fattori connessi all’attacco acuto di emicranie.

La comparsa dell’emicrania, quindi, sembra essere indotta dalla liberazione da parte delle fibre nervose di peptidi che infiammano i vasi sanguigni limitrofi dilatandoli. La vasodilatazione provoca a sua volta stimolazione delle fibre nervose che inviano pulsanti segnali di dolore. Per calmarlo oggi si ricorre a farmaci in grado di bloccare lo stato infiammatorio e la vasodilatazione.

Per quanto riguarda le possibili cause di insorgenza del disturbo, è stato recentemente dimostrato che una variazione genetica a cavallo di due geni, PGCP e MTDH/AEG-1, è associata ad un rischio di soffrire di emicrania. Tale variazione andrebbe ad alterare l’attività del gene EAAT2 che codifica per una proteina “spazzina” la quale ripulisce le sinapsi dal glutammato. L’associazione tra la variante genetica e l’emicrania potrebbe risiedere nel fatto che uno squilibrio nel funzionamento del gene, che si traduce nell’alterazione della funzione della proteina, porta all’accumulo di glutammato da cui poi deriva il mal di testa. Da qui potrebbe quindi nascere un nuovo approccio terapeutico che prevenga l’accumulo del glutammato.

Esiste, inoltre, una stretta correlazione tra alimentazione ed emicrania, non a caso il vino rosso e formaggi stagionati sono noti agenti responsabili degli attacchi acuti.

Anche l’eccessivo introito calorico e di grassi saturi entrano in gioco nello scatenare il disturbo.

Un recente studio condotto su 83 soggetti di entrambi i sessi affetti da emicrania cronica, ha valutato quanto una personalizzazione dell’alimentazione sia in grado di influire sul numero e sulla gravità degli attacchi.

Ai partecipanti allo studio sono stati assegnati due regimi dietetici simili per apporto calorico totale (ridotto del 20% rispetto a quello della dieta abituale) ma diversi per contenuto lipidico: uno ipolipidico, nel quale i grassi rappresentavano meno del 20% delle calorie totali, e l’altro normolipidico, quindi con un contenuto in grassi compreso tra il 25 e il 30% delle calorie totali. In entrambi i regimi alimentari la fonte principale di lipidi era rappresentata dai grassi monoinsaturi, ovvero dall’olio di oliva, mentre era modesto il contenuto di grassi saturi (presenti soprattutto in burro, strutto, lardo, panna, insaccati, formaggi, cioccolato e negli oli di cocco e di palma). I soggetti sono stati poi seguiti per 3 mesi: entrambi i gruppi hanno mostrato un calo ponderale ed una riduzione della frequenza e della gravità degli attacchi acuti di emicrania. Tale effetto era più significativo e più marcato per i pazienti che avevano seguito il regime ipolipidico.

I risultati dimostrano, quindi, sia il coinvolgimento della dieta nella frequenza e nella gravità degli attacchi di emicrania, sia l’efficacia della riduzione dell’apporto calorico complessivo ma soprattutto dimostrano l’efficacia della riduzione della quota lipidica, in particolare dei grassi saturi, nel controllo della sintomatologia del disturbo.

Da quanto detto si può dedurre, quindi, che gli individui obesi/sovrappeso, geneticamente predisposti all’emicrania, sono soggetti ad attacchi di emicrania più frequenti rispetto agli individui normopeso, gli emicranici spesso hanno un approccio nutrizionale non del tutto corretto, con un elevato apporto calorico derivante soprattutto da un elevato consumo di grassi saturi e una moderata riduzione di grassi, grassi saturi in particolare, aiuta nel controllo degli attacchi di emicrania.

Per contrastare l’emicrania è dunque possibile adottare un approccio nutrizionale che ne riduca la frequenza e l’intensità degli attacchi:

  • Elaborare uno schema alimentare ipocalorico, al fine di riportare il soggetto obeso/in sovrappeso ad una condizione di normopeso;
  • Frazionare i pasti con porzioni ridotte e preferendo alimenti ricchi in fibra in quanto il digiuno aumenta gli acidi grassi liberi nel sangue, probabilmente responsabili di crisi emicraniche;
  • Diminuire l’apporto di grassi in modo da aumentare la serotonina nel sangue che sembra essere un fattore di protezione dalle crisi emicraniche (alti livelli di grassi determinano una riduzione della serotonina);
  • Individuare e quindi limitare gli alimenti che possono scatenare l’emicrania in soggetti predisposti: ad es. la tiamina nel vino rosso e nei formaggi stagionati, l’alcol, l’aspartame e il glutammato monosodico (ad es. dado e cibi della cucina cinese);
  • Favorire il consumo di alimenti contenenti magnesio: crusca, bieta, riso integrale, carciofi, legumi, spinaci, in modo da ridurre la sintomatologia legata alla carenza di questo minerale;
  • Bere molto durante la giornata per evitare la disidratazione che rappresenta una condizione di stress per l’organismo;
  • Utilizzare dello zenzero che per le sue caratteristiche (azione antistaminica, attività anti ossidante e produzione di prostaglandine) determina un significativo miglioramento della sintomatologia emicranica (si può usare lo zenzero sia come spezia nei piatti, sia per preparare te e tisane);
  • Suggerire l’utilizzo del peperoncino che, grazie alla capsaicina, riduce la produzione di sostanze che trasmettono il dolore

Bisogna inoltre ricordare che fra i fattori scatenanti dell’emicrania ci sono anche lo stress ed alcune fonti di luce, percui è importante monitorare anche questi aspetti oltre a quello alimentare.

Inoltre alcuni studi ritengono che l’astinenza alla caffeina sia un ulteriore causa. A differenza di quello che si pensa comunemente, ovvero che sia l’assunzione di caffeina a scatenare il mal di testa, la caffeina potrebbe invece avere di per sè un effetto benefico sul mal di testa, infatti molti medicinali analgesigi contengono caffeina. E l’interruzione della sua assunzione potrebbe causare la “cefalea da sospensione di caffeina“, percui potrebbe eccere controproducente interromperne il consumo per il timore del mal di testa.

Ciò che è certo è che esistono alcuni cibi che scatenano l’emicrania, come rilevato da numerosissimi studi, anche se la sensibilità individuale a questi alimenti varia molto da individuo a individuo.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *